Aggiornato a luglio 2021

Internazionalizzazione

La performance di Milano sui mercati esteri nel 2020 rispetto al potenziale

21-07-2021

Milano dal respiro internazionale

Nel 2020 si confermano la vocazione e il ruolo cosmopolita di Milano. Dal punto di vista commerciale, continua ad accentrare il 35% delle esportazioni lombarde e il 9% di quelle italiane. Non solo è al centro degli interscambi europei, ma anche interagisce in modo qualificato con i mercati più lontani e dinamici: in particolare quelli extra-Ue, tra i quali Stati Uniti e Cina, rilevano per ben il 63% delle esportazioni milanesi, a confronto con il 48% di Italia e Lombardia. Il respiro internazionale di Milano è percepibile anche dalla presenza  sul territorio delle multinazionali: sono 5.400 le imprese del capoluogo lombardo con branch all’estero e circa 4.500 le imprese multinazionali con sede a Milano (il 34% di quelle presenti in Italia).

Le imprese milanesi perdono 5,7 miliardi di esportazioni nel 2020 a causa della pandemia

-5.7
35%

Tuttavia, Milano mantiene la propria vocazione cosmopolita, accentrando il 35% delle esportazioni della Lombardia

Dopo 5 anni di crescita, l'epidemia nel 2020 fa perdere a Milano oltre 5 miliardi di export

Covid-19 ha creato una discontinuità nelle performance commerciali. Dopo esser cresciuto del +22,5% tra il 2015 e il 2019, l’export milanese viene frenato dalla pandemia: -12,5% la flessione nel 2020, un risultato peggiore della media lombarda (-10,6%) e l’equivalente di 5,7 miliardi di euro di vendite estere perse. 

La riduzione degli scambi oltreconfine risulta diffusa, ma con intensità differenti tra settori. Considerando i quattro comparti di punta del territorio, che nel loro insieme convogliano oltre 2/3 dell’export milanese, soffre pesantemente la moda (-18,3% nel 2020 sul 2019) che da sola spiega un quarto della flessione complessiva dell’export metropolitano. Rilevante è anche la perdita della meccanica (-12,8%), mentre la chimica diminuisce in maniera contenuta (-3,4%) e la farmaceutica è l’unica a crescere (+5,2%). Allargando lo sguardo agli altri settori, registrano cali consistenti gli apparecchi elettrici (-8,0% nel 2020 sul 2019) l’elettronica (-10,7%) e i metalli (-17,0%), che insieme costituiscono un ulteriore quinto dell’export milanese. L’alimentare segna una diminuzione che, sebben contenuta al -2,6%, si rivela in controtendenza rispetto agli aumenti registrati dal comparto a livello sia regionale sia nazionale. Infine, la gomma-plastica arretra meno della media territoriale (-10,5%), mentre crollano il legno-arredo (-17,3%)e soprattutto l’automotive (-32,7%).

Il peso della pandemia sulla competitività di Milano

La pausa imposta dalla pandemia alle vendite all’estero ha comportato per Milano una perdita di competitività pur in un quadro di commercio mondiale in forte arretramento nell’anno? Oppure l’offerta milanese all’estero ha tenuto rispetto alla domanda internazionale? Purtroppo, Milano nel 2020 si è rivelata debole rispetto al mercato: nel 2020 le vendite estere (-12,5%) sono nel complesso più ridotte della domanda totale globale (che è scesa del -10,0%) e soprattutto del ‘potenziale’ (la cui caduta si ferma al -9,1%). La diminuzione più profonda dell’export che della domanda mondiale e soprattutto del potenziale, ossia con il pieno mantenimento delle quote di export pre-pandemia, non scalfisce però nel complesso il posizionamento di Milano, che rimane a quota 0,3% dell’export globale. Questo risultato suggerisce l’esistenza di territori che hanno ‘mancato’ la domanda internazionale più di quanto non abbia fatto Milano. 

In questo quadro come si qualificano i singoli settori? Partiamo dal top performer 2020, la farmaceutica. Il comparto si allinea alla domanda mondiale, ma si allontana di circa 3 punti percentuali dal potenziale, un gap ragionevolmente legato alla specializzazione milanese in beni non sempre coincidenti con i consumi in periodo Covid-19. 

Particolarmente competitiva è la chimica, il cui contenuto calo del -3,4% si confronta con una domanda mondiale e un potenziale in flessione più marcata e intorno al -5%. Invece, sottoperformano il proprio potenziale apparecchi elettrici, alimentare, elettronica e gomma-plastica registrano, con distanze tra i 2 e i 3 punti percentuali. 

Tra i settori più penalizzati nel 2020, i macchinari si collocano quasi 6 punti percentuali oltre la perdita potenziale. Non sorprende tuttavia che i divari maggiori siano registrati dal design e dalla moda (circa 10 punti sotto, penalizzati dalla specializzazione nel lusso, segmento di consumo frenato dalla pandemia) e dall’automotive (quasi 15 punti).

Ancora ‘adagio con variazioni’ il ritmo di inizio 2021

L’inizio del 2021 mostra una Milano purtroppo ancora debole sui mercati internazionali. Nel primo trimestre 2021 le esportazioni delle imprese di Milano registrano una differenza del -4% rispetto al pre-Covid (primo trimestre 2019), peggio del totale regionale (-0,8%) e con una perdita di 435 milioni di euro di fatturato estero in un solo trimestre. 

Si ampliano, inoltre, i divari tra settori. Sempre nel confronto con i livelli pre-Covid, da un lato continuano ad arretrare i macchinari (-222 milioni di euro l’export nel primo trimestre 2021 rispetto allo stesso periodo del 2019, -11,8%), la moda (-107 milioni di euro, -5,7%), l’automotive (-96 milioni di euro, -21,8%) e i metalli (-76 milioni di euro, -9,6%). Dall’altro lato, si distingue in particolare la farmaceutica, con vendite estere in aumento di 168 milioni di euro (+14,4%).

 
 
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