Aggiornato a luglio 2025

Mercato del lavoro

Lo smart working a Milano

25-07-2025

Lo smart working è considerato dalle imprese un'efficace leva di attraction, grazie al crescente apprezzamento dei lavoratori per la flessibilità e la conciliazione vita-lavoro che il lavoro a distanza rende possibili. Nonostante l’attuale contesto di diffuse difficoltà di reperimento del personale segnalate dalle imprese, i recenti dati mostrano tuttavia un tendenziale aumento della quota di lavoratori in presenza.

Diminuiscono gli smart worker a Milano, ma meno che nel resto d'Italia. In Europa, invece, sale il numero di lavoratori da casa

Secondo Eurostat, infatti, nel 2024 la percentuale di occupati tra i 15 e i 64 anni che in Italia svolgono il proprio lavoro occasionalmente o abitualmente da casa scende al 10,3% dal 12,0% nel 2023, con un calo del numero stimato di smart worker di ben 300 mila unità, agli attuali 2,4 milioni dagli oltre 2,7 nel 2023. La diminuzione è di segno opposto rispetto allo scenario europeo, dove la percentuale media dei 27 Paesi UE (22,6%), già di per sé pari al doppio di quella italiana, segna un lieve aumento rispetto al 22,2% dell’anno precedente.

I dati amministrativi sulle presenze al lavoro raccolti nel database Zucchetti, azienda leader nel settore dei software gestionali, confermano il trend decrescente e forniscono dettagli sulle caratteristiche del fenomeno che offrono spunti sulle possibili spiegazioni. Le informazioni sono riferite in particolare al Nord Italia e all’area di competenza di Assolombarda (ovvero le province di Milano, Monza Brianza, Lodi e Pavia), dove il monitoraggio riguarda più di 1 milione di lavoratori, dipendenti in oltre 15 mila aziende, numeri che garantiscono un’adeguata attendibilità.

L’analisi stima una quota media di smart worker dell’11,1% a livello di Nord Italia, dato coerente con il 10,3% indicato da Eurostat per la media italiana, e pari al 15,2% nella Città Metropolitana di Milano, con punte del 16,5% nelle aziende localizzate all’interno del Comune.

Guardando al trend 2023-2024, si registra un calo minore nei grandi centri urbani, con una riduzione della percentuale di smart worker proporzionalmente inferiore nelle sedi di lavoro all’interno del Comune di Milano, dove la quota scende al 16,5% dal 17,6% (-1,1 punti percentuali, corrispondenti al -6,2%), a fronte della diminuzione della quota nazionale dal 12,0% al 10,3% (-1,7 punti percentuali, pari al -14,2%).

Baby boomers, millenials e Gen X riducono l'uso di smart working, mentre aumenta per la Gen Z. In generale, il venerdì è il giorno preferito per lavorare da casa

La miglior tenuta dello strumento nel Comune suggerisce che l’aumento della quota di personale in presenza sia avvenuto, innanzitutto, attraverso l’adozione di criteri più selettivi nella definizione delle mansioni eligibili: il calo è stato più contenuto a Milano perché vi si concentrano le attività aziendali più funzionali al lavoro da remoto, dall’amministrazione, alla finanza, all’informatica. Secondo nostre recenti rilevazioni, gli smart worker lombardi che hanno la possibilità di lavorare 3 o più giorni settimanali sono il 22% del totale, con significative differenze tra Milano, dove raggiunge il 35%, e il resto delle province lombarde escluso il capoluogo, dove invece si ferma all’8%. Il giorno preferito si conferma il venerdì: secondo quanto rivela il database Zucchetti, il 24% delle ore di smart working si concentra l’ultimo giorno della settimana.

Può aver orientato la scelta delle aziende di aumentare i lavoratori in presenza anche una semplice valutazione dei costi-benefici dello strumento. È, infatti, il contesto metropolitano quello in cui l’organizzazione del lavoro in smart working offre le ricadute più positive: per i lavoratori, meno esposti ai disagi del pendolarismo, ma anche per le stesse aziende, in grado di razionalizzare gli spazi, ridurre il numero delle postazioni di lavoro (più onerose nei grandi centri urbani) e ottenere così risparmi di costo.

Infine, dall’analisi dei dati amministrativi emerge un parziale riequilibrio nell’uso dello smart working per classe di età. I maggiori fruitori, i millenials, vedono diminuire la loro quota al 13,6% dal 16,8% nel 2023; in calo sono anche gli smart worker tra i baby boomers (all’8,4% dal 9,6%) e nella Generazione X (al 10,9% dal 13,1%). I giovanissimi della Generazione Z, all’opposto, registrano un aumento della percentuale al 4,4% dal 4,0% nel 2023.  

Il report completo è disponibile al link.

Quota di smart worker a Milano che può lavorare da casa 3 o più giorni a settimana

35%
24%

Quota di ore di smart working concentrate il venerdì

 
 
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