Secondo Eurostat, infatti, nel 2024 la percentuale di occupati tra i 15 e i 64 anni che in Italia svolgono il proprio lavoro occasionalmente o abitualmente da casa scende al 10,3% dal 12,0% nel 2023, con un calo del numero stimato di smart worker di ben 300 mila unità, agli attuali 2,4 milioni dagli oltre 2,7 nel 2023. La diminuzione è di segno opposto rispetto allo scenario europeo, dove la percentuale media dei 27 Paesi UE (22,6%), già di per sé pari al doppio di quella italiana, segna un lieve aumento rispetto al 22,2% dell’anno precedente.
I dati amministrativi sulle presenze al lavoro raccolti nel database Zucchetti, azienda leader nel settore dei software gestionali, confermano il trend decrescente e forniscono dettagli sulle caratteristiche del fenomeno che offrono spunti sulle possibili spiegazioni. Le informazioni sono riferite in particolare al Nord Italia e all’area di competenza di Assolombarda (ovvero le province di Milano, Monza Brianza, Lodi e Pavia), dove il monitoraggio riguarda più di 1 milione di lavoratori, dipendenti in oltre 15 mila aziende, numeri che garantiscono un’adeguata attendibilità.
L’analisi stima una quota media di smart worker dell’11,1% a livello di Nord Italia, dato coerente con il 10,3% indicato da Eurostat per la media italiana, e pari al 15,2% nella Città Metropolitana di Milano, con punte del 16,5% nelle aziende localizzate all’interno del Comune.
Guardando al trend 2023-2024, si registra un calo minore nei grandi centri urbani, con una riduzione della percentuale di smart worker proporzionalmente inferiore nelle sedi di lavoro all’interno del Comune di Milano, dove la quota scende al 16,5% dal 17,6% (-1,1 punti percentuali, corrispondenti al -6,2%), a fronte della diminuzione della quota nazionale dal 12,0% al 10,3% (-1,7 punti percentuali, pari al -14,2%).